Scopriamo come si effettua il calcolo dell’importo dell’imposta di bollo sul conto deposito nel 2021: i conti deposito sono una delle forme di investimento più apprezzate dagli italiani, soprattutto da quelli che non amano il rischio; in questo momento però i tassi di interesse per chi decide di vincolare i propri risparmi non sono particolarmente convenienti (anzi…), quindi prima di procedere con la sottoscrizione del contratto sarebbe opportuno verificare quanto può pesare la tassazione fiscale su quelli che sono i rendimenti. Uno degli argomenti più discussi è sicuramente l’imposta di bollo sul conto deposito: ecco come procedere per fare il calcolo dell’imposta.
Imposta di bollo sul conto deposito: cos’è?
La sicurezza e l’estrema semplicità dell’investimento sono i punti di forza dei conti deposito: si tratta di un prodotto bancario con operatività limitata (è possibile effettuare solo tre tipi di operazione, ovvero prelievi e versamenti attraverso il conto corrente d’appoggio e vincolo delle somme), ma che permette di ottenere un rendimento maggiore sugli importi depositati. È opportuno fare la distinzione tra le soluzioni che lasciano i soldi sempre a disposizione del titolare del conto, che può prelevarli in qualsiasi momento (in questo caso si parla di conti deposito liberi) e quelle che invece prevedono che i soldi non possano essere toccati per l’intero periodo di investimento (in questo caso invece si parla di conti deposito vincolati); naturalmente sulle somme vincolate i rendimenti sono maggiori, quindi rappresentano una buona opportunità per quelle persone che hanno una certa quantità di denaro di cui sono sicuri di non avere bisogno nell’immediato e che sono alla ricerca di un investimento sicuro.
Quando si parla dei conti deposito la parola “sicuro” ricorre spesso: a parte la possibilità di smarrire le credenziali di accesso all’area riservata del sito della banca (pericolo che non è tipico del conto deposito, ma praticamente di ogni prodotto bancario), l’unico rischio è rappresentato da quelle di controparte, ovvero che la banca non sia in grado di restituire in tutto o in parte le somme ai propri clienti. Si tratta di un rischio abbastanza remoto (anche se la gente si è ormai abituata a fidarsi poco degli istituti di credito e del loro stato di salute), ulteriormente ridotto dall’adesione delle banche al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che garantisce una copertura fino a 100.000 euro per ogni depositante. L’aspetto meno entusiasmante dei conti deposito è quindi il rendimento: al momento è davvero difficile riuscire ad ottenere guadagni interessanti: per le somme vincolate si fa fatica ad arrivare al 2,00%, mentre per i depositi liberi al massimo si può strappare uno 0,75%. E parliamo di interessi lordi!
I tassi indicati sono lordi perché su di loro viene applicata la tassazione sulle rendite finanziarie (che si portano via il 26% dei guadagni), ma questo non rappresenta l’unico “costo” di cui bisogna tenere conto quando si pensa di aprire un conto deposito: si deve tenere a mente che sul prodotto grava anche l’imposta di bollo. E cos’è l’imposta di bollo? Questa è sicuramente la prima domanda che può venire in mente al lettore: si tratta di un’imposta indiretta (con la quale il titolare del conto deposito contribuisce alla fiscalità generale dello Stato solo per aver manifestato la sua capacità contributiva) che si applica anche ai prodotti finanziari in misura proporzionale all’importo depositato. La seconda domanda che può sorgere spontanea potrebbe essere: “a quanto ammonta l’imposta di bollo su un conto deposito nel 2021?”. La risposta è molto semplice: l’imposta di bollo sul conto deposito è pari allo 0,20% del deposito stesso, ma per procedere al calcolo è necessario sapere anche altre cose.
Calcolo dell’imposta di bollo sui conti deposito: come procedere
Innanzi tutto bisogna dire che l’imposta di bollo sul conto deposito è dovuta da tutti i titolari del conto, a prescindere che siano persone fisiche o persone giuridiche, però c’è una differenza: per le persone giuridiche è previsto un tetto massimo per l’imponibile, fissato a 14.000 euro (per le persone fisiche non c’è questa agevolazione). Poi bisogna considerare l’importanza del periodo di rendicontazione, perché il pagamento dell’imposta di bollo sui conti deposito si effettua alla data di ogni rendicontazione. Ci sono istituti di credito che utilizzano una rendicontazione trimestrale e altre che invece ne utilizzano una a cadenza annuale: due conti deposito che presentano le stesse caratteristiche in termini di costi, di periodo di vincolo e di rendimenti possono comunque portare al pagamento di imposte di bollo differenti se hanno una diversa frequenza di rendicontazione. L’importo viene calcolato sul valore del vincolo nella data di rendicontazione: in altre parole, se in quella data il conto è attivo si dovrà pagare il due per mille del capitale investito per quella parte di anno; se invece al momento della rendicontazione il conto deposito è vuoto (perché è stato richiesto un rimborso anticipato o semplicemente perché è scaduto il vincolo) si dovrà pagare l’imposta di bollo minima pari ad 1 euro.
Tenendo conto di quanto detto finora, di solito si dice che tra due conti che hanno le stesse condizioni e caratteristiche conviene scegliere quello che ha una rendicontazione meno frequente perché comporta il pagamento di un’imposta di bollo minore: per far capire meglio questo concetto può essere utile fare un semplice esempio. Prendiamo due conti deposito praticamente identici, solo che uno ha la rendicontazione annuale e l’altro ha la rendicontazione trimestrale: il primo gennaio del 2021 si depositano 10.000 euro con un vincolo di 6 mesi; il conto con la rendicontazione trimestrale comporterà il pagamento di 5 euro il 31 marzo e di 5 euro il 30 giugno perché al momento della rendicontazione il vincolo è attivo; l’importo di 5 euro per ciascuno dei primi due trimestri viene calcolato moltiplicando il capitale depositato per l’aliquota, dividendo poi il risultato ottenuto per la frazione di anno considerata, ovvero 10.000 (capitale) X 0,20% (aliquota) X ¼ (ogni trimestre è un quarto dell’anno). Con il conto deposito con rendicontazione annuale invece l’imposta di bollo è pari ad un solo euro, perché al 31/12 (unica data di rendicontazione) il vincolo non è attivo e le somme sono già state trasferite sul conto corrente di appoggio.
Esempi di imposta di bollo sul conto deposito
Vediamo ora qualche esempio, utilizzando come base i prodotti che vengono indicati dai siti comparatori come i più convenienti e ipotizzando degli investimenti fatti a partire dal primo gennaio 2021.
- Il conto deposito vincolato a interessi anticipati di Banca Private Leasing offre un tasso di interesse lordo del’1,50% per le somme bloccate per un anno: con un investimento di 10.000 euro si ottengono 150 euro di interessi lordi, ma se si considerano le tasse sugli interessi stessi (che ammontano a 39 euro) e l’imposta di bollo (20 euro), il guadagno netto ammonta a 91 euro. Visto che l’investimento copra l’intero anno, il calcolo da fare per sapere l’importo dell’imposta di bollo è molto semplice, visto che basta calcolare il due per mille di 10.000 euro (che verrà pagato in quattro “rate” da 5 euro, visto che la rendicontazione è trimestrale).
- Se si utilizza lo stesso conto ma si decide di vincolare per soli 6 mesi la banca prevede l’applicazione di un tasso di interesse più basso (nei conti deposito più è lunga la durata del vincolo è più alto è il rendimento offerto): con un tasso creditore lordo dell’1,10% (che producono 54,85 euro di interessi) il guadagno al termine dell’investimento sarà pari a 30,59 euro, perché si deve tenere conto delle tasse (14,26 euro) e dell’imposta di bollo, che in questo caso ammonta a 10 euro. Il calcolo è simile a quello di prima: si moltiplica il capitale per l’aliquota, ma in questo caso si dovrà pagare solo per i primi due trimestri del 2021, visto che dal primo luglio 2021 il vincolo non sarà attivo.
Bisogna sottolineare il fatto che alcuni istituti di credito si accollano l’onere del pagamento dell’imposta di bollo sui conti deposito: giusto per fare un esempio possiamo citare il Conto Deposito 102 di Guber Banca; un investimento di 10.000 euro per 12 mesi su questo conto prevede l’applicazione di un tasso lordo pari allo 0,75%; in questo caso dagli interessi bisogna togliere solo le tasse del 26% (19,50 euro), per un guadagno netto che è pari a 55,50 euro. Insomma, prima di decidere quale conto deposito aprire bisogna fare diverse considerazioni: innanzi tutto bisogna capire se, in base alle proprie esigenze, si vuole puntare su un prodotto libero o uno vincolato, poi bisogna riflettere sulla durata del blocco delle somme, valutare i tassi di interesse proposti e considerare l’incidenza dell’imposta di bollo sul guadagno complessivo. Per calcolare l’imposta di bollo sui conti deposito è sufficiente moltiplicare l’importo depositato per l’aliquota dello 0,20%; bisogna però tenere conto anche della frequenza di rendicontazione, perché l’imposta viene calcolata in base agli importi presenti sul conto proprio nella data di rendicontazione e per questo motivo ci possono essere delle leggere discrepanze tra i conti deposito di due banche che, pur applicando condizioni identiche in termini di tassi di interesse e durata del vincolo, utilizzano una rendicontazione differente (quella annuale a volte può essere più conveniente rispetto a quella trimestrale).
giancarlo dice
Ritengo per lo meno singolare che , essendo l’imposta di bollo da versare allo stato,sia lasciato alle banche la scelta se applicare la rendicontazione al 31 dicembre di ogni anno o la più costosa (per il cliente) rendicontazione trimestrale o alla scadenza del deposito. Come è possibile ciò? come mai lo Stato rinuncia a maggiori introiti? Che interesse hanno le banche ad applicare il metodo più costoso per il cliente?se possibile gradirei una risposta al mio indirizzo mail. grazie